Prendendo spunto dalla canzone di P!nk Conversations with my thirteen–year–old self, mi sono trovata a riflettere su quanto possa essere utile, e talvolta anche indispensabile, tornare a ripercorrere il periodo dell’adolescenza una volta adulti.
Ripensare a quel periodo così ricco di cambiamenti fisici, psicologici, emotivi e relazionali in cui si sono consolidate le basi della personalità, ad alcuni può sembrare un‘esperienza inutilmente dolorosa e a tratti anche imbarazzante.
Ciononostante, tutte le piccole grandi lotte e contraddizioni che caratterizzano quella fase della vita ci hanno permesso di arrivare volenti o nolenti dove siamo ora.
A volte si riesce a guardare al passato con un sorriso caldo, affettuoso rispetto a quelle difficoltà che parevano insormontabili e poi invece si sono risolte con inaspettata facilità. Altre volte, invece, si fanno i conti con tristezze e ferite non ancora cicatrizzate fino in fondo.
Eppure, immaginare di poter fare un viaggio all’indietro nel tempo, e poter incontrare il nostro Io adolescente è un esercizio che difficilmente lascia indifferenti.
Cos’avremmo dunque da dire a quell’Io adolescente a che ci guarda incuriositə? In che modo ci rapporteremo ad essə? Ci susciterebbe rabbia, nervosismo, fastidio? O ci spingerebbe a comprenderlə e a rassicurarlə?
Cosa ci piacerebbe dire e raccontare a chi siamo stati? Di quali cose della nostra vita adulta lə vorremmo mettere al corrente? Cosa vorremmo fare per farlə sentire meglio? C’è qualcosa su cui vorremmo metterlə in guardia?
Questo semplice esercizio, che si può fare anche in maniera scritta come fosse una lettera indirizzata a noi stessi, può sollecitare e risvegliare tante emozioni, e può avere un effetto addolcente e compassionevole su alcune parti di noi a cui a volte capita di non aver voglia di pensare.
Se invece l’esercizio appare come una sfida eccessiva, non è il caso di sforzarsi ad ogni costo.
Infine, nel caso in cui ripensare a certi episodi o periodi del passato, fosse fonte di un malessere di difficile gestione, può essere utile valutare l’ipotesi di fissare un appuntamento con un professionista della salute mentale.